Oggi, 7 febbraio, è la Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo. In occasione della ricorrenza annuale, Luca Massaccesi (Presidente dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, nonché medaglia olimpica nel ‘92 di Taekwondo), Emanuele Blandamura (Consigliere Nazionale di OPES e campione europeo di pugilato) e Noemi Oggioni (campionessa di equitazione) sono stati ospiti della celebre trasmissione Uno Mattina per parlare di bullismo e per presentare un’importante iniziativa a cui l’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanili e OPES tengono molto: Campioni di vita.

Il tema del bullismo e cyberbullismo è sempre più centrale, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione che realtà come l’Osservatorio e OPES portano avanti con impegno e passione.

Bisogna parlarne e non lasciare che il disagio giovanile si estenda a macchia d’olio nel silenzio e nell’indifferenza. Ne ha dato conferma Luca Massaccesi durante il proprio intervento a Uno Mattina: “In questi ultimi anni c’è stato un boom pazzesco del fenomeno, il disagio giovanile è cresciuto troppo. I nostri ragazzi soffrono, già prima che arrivasse il Covid il fenomeno era troppo esteso. Non possiamo permettercelo, bisogna parlarne. Si muore per il bullismo”. 

“Ecco come lo sport ci ha salvati”: gli interventi di Emanuele Blandamura e Noemi Oggioni

Il campione di pugilato, nonché Consigliere Nazionale di OPES, Emanuele Blandamura ha portato sulla prima rete nazionale il proprio vissuto, rimarcando l’importanza dello sport e dei valori che trasmette soprattutto ai giovani: “Io ero ‘il bullo’, ma chi è il bullo? Non è altro che una persona che fa gesti estremi perché vuole essere ascoltata. Ho imparato che l’incoraggiamento è importante; essere ascoltati significa avere la possibilità di crescere e cambiare”. Invitato dal conduttore, Massimiliano Ossini, a raccontare come lo sport lo abbia salvato Blandamura ha riferito: “Sono molte le esperienze che mi hanno aiutato. La boxe mi ha permesso di poter trovare la forza di volontà che mi ha concesso di diventare un campione. Sono entrato in palestra a 18 anni e non è stato semplice. Io vengo da una borgata, il ‘confronto’ era necessario nel ‘gregge’. Dovevo essere ‘qualcuno’ per splendere in un ambiente come la borgata, ho cercato di splendere con il pugilato. Il pugilato è una nobile arte, la violenza non c’entra. Ho imparato tanto”. 

Oggioni ha invece aperto un’interessante parentesi sul bullismo vissuto dagli atleti durante l’età scolastica, riportando la propria esperienza: “Ho vissuto il bullismo come un costante senso di esclusione. La scuola non sempre si rende conto dell’impegno dei giovani atleti e quindi le rende passibili di prevaricazioni. Lo sport agonistico comporta la partecipazione a concorsi nazionali e internazionali quindi a trasferte più o meno lunghe, non potendo  sempre partecipare all’attività scolastica venivo esclusa sia a scuola sia al di fuori, gli atleti non hanno tempo. Ne sono uscita capendo che lo sport è un valore in più che dà consapevolezza di se stessi e che insegna il rispetto e l’autostima”.

Campioni di vita

In chiusura, Luca Massaccesi ha riferito l’intento del progetto Campioni di vita: “Ci sono centinaia di ragazzi che soffrono, dobbiamo aiutarli a capire che non sono soli. Il problema è di molti, il disagio giovanile si manifesta in diverse forme. Noi vogliamo lanciare un messaggio a questi giovani attraverso i campioni dello sport: abbiamo realizzato un progetto, Campioni di vita, rivolto a tutte le federazioni italiane. Il 24 febbraio – Giornata Internazionale contro le molestie indetta dalla Commissione europea, ndr – saremo al parlamento europeo con molte federazioni, cercheremo di toccare il cuore dei ragazzi e poi lanceremo con il Ministero dell’istruzione un concorso in tutte le scuole di Italia”.